Sonntag, 27. Oktober 2013

Tra_durre // Über_setzen

Primo post della malcapitata (o fortunata) serie di pensieri e parole di una intraprendente e aspirante traduttrice alle prese con il mondo, la crisi e l'amore per l'estero, le lingue e l'interculturalità.
Perché un blog? Semplice.
Sebbene la professione del traduttore sia spesso svolta in modo del tutto indipendente, il sentimento che ti lascia (oltre alla gioia e all'orgoglio di giocare con la pragmatica, la semantica, la sintassi e la grammatica di due lingue) è quello di una completa subordinazione a eventuali autori e/o clienti che si interessano a far tradurre un determinato testo nella tua lingua.
Per i più avidi questo non rappresenta affatto un problema: nel giro di poco tempo si adattano e si compiacciono per le brochure, ripetitive e toccanti, o i libretti delle istruzioni di aspirapolveri che sono soliti tradurre quotidianamente.
Per chi si occupa di letteratura o simili, la soddisfazione è già maggiore anche se la condanna al “restare dietro le quinte” è ovviamente inevitabile. Il nome del traduttore appare appena, se si ha fortuna già nella seconda pagina. (In Italia abbiamo addirittura la dicitura “traduzione italiana di” che può farti sentire ancora più piccolo, se non ti sei occupato concretamente della revisione finale).

Subordinazione, esatto: si dipende costantemente dal volere di qualcun altro e questo, da una parte, ti rallegra un sacco e ti gratifica (in ogni caso si è artefici, artisti, scrittori). Ma cosa dire della propria fantasia, qualora se ne fosse anche solo in parte dotati?
Tradurre è incredibile, ti regala emozioni incredibili. Ogni parola è una sfida, ogni parola o frase ben localizzata è una sfida vinta. Ogni lode o complimento è una sfida vinta due volte. Sfide alle quali qualsiasi traduttore emotivo (me compresa) non potrebbe mai rinunciare.
Quindi la risposta alla domanda è: per bisogno di scrivere. Come e quando mi pare.
Non sarà alcun “Blog di”, solo pensiero e scrittura libere. Emozioni, idee e punti di vista tra le culture.

Nella speranza che gli impegni lavorativi me lo permettano e che la fantasia non mi abbandoni, vi auguro buona lettura!


Erster Beitrag der unglücklichen (oder glücklichen?) Serie von Gedanken und Ideen einer unternehmungslustigen und ständig mit der Welt und der Liebe gegen das Fremde, die Sprachen und Interkulturalität beschäftigten, angehenden Übersetzerin.

Warum ein Blog? Einfach gesagt.
Obwohl die Tätigkeit eines Übersetzers oft selbstständig oder freiberuflich geführt wird, verbleibt oft ein Gefühl (neben dem der Freude und des Stolzes auf das Lokalisierungsspiel und Übertragung von der Pragmatik, Semantik, Syntaktik und Grammatik zweier Sprachen) von totaler Abhängigkeit von einem Autor und/oder Kunden, der seinen Text auch auf deiner Sprache verteilen möchte.
Für die meisten Habgierigen stellt das kein Problem dar, kaum haben sie begonnen, haben sie sich schon in jene leeren und monotonen Broschüren und Gebrauchsanleitungen für Staubsauger verwandelt, die sie jeden Tag übersetzen müssen.
Beschäftigen sich diese ÜbersetzerInnen mit der Literatur oder Ähnlichen, dann steigt auch die Zufriedenheit, auch wenn sie zu einem „Hinter-den-Kulissen-Bleiben“ trotzdem verurteilt sind. Der Übersetzername taucht kaum auf, im besten Fall schon auf der zweiten Seite. (In Italien haben wir auch jene wunderschöne und befriedigende Bezeichnung der „italienischen Übersetzung von“, die dich selbst noch kleiner fühlen lässt, wenn du dich nicht mit der endlichen Fassung beschäftigt hast).

Unterordnung, doch, man hängt direkt von dem Willen und Wünschen anderer Leuten ab, was dich einerseits viel Zeit spart und dir trotzdem große Freude schenkt (man ist sowieso Schriftsteller, Künstler, Überträger), aber was mit der eigenen Phantasie, sollte einer etwas schon besitzen?
Die Übersetzung schenkt unglaubliche Emotionen. Jedes Wort bildet eine Herausforderung, jedes gut lokalisierte Wort oder Satz wird zu einer gewonnenen Herausforderung. Jedes Lob und Kompliment sind zweimal gewonnene Herausforderungen, auf die jeder bewegter Übersetzer bzw. ich nie verzichten könnte.
So einfach könnte dann die erste Frage beantwortet werden: Aus Lust auf das Schreiben. Auf ein unabhängiges Schreiben. Wann und Wie ich möchte.
Es wird kein „Blog von“ sein, nur freies Denken und freies Schreiben. Emotionen, Idee, Sichtweisen zwischen den Kulturen.


Viel Spass beim Lesen!


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